Il
Partigiano Dartagnan
Capitolo
primo
Capitolo
Secondo
Capitolo
Terzo
Capitolo
Quarto
Famiglia Cotti
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Achtung zona infetta da bande armate
Ci fermammo
nei pressi di un paesino (Ranocchio) e lì per alcuni giorni
ci riposammo. Eravamo a poche centinaia di metri da una
strada di un certo traffico, che noi potevamo controllare
anche a distanza.
Un mattino intravedemmo una colonna di polvere che si
avvicinava.
Quando fu ad un chilometro circa da noi, distinguemmo
chiaramente una ventina di tedeschi con altrettanti cavalli
che venivano verso di noi.
Arrivati all'ingresso del paese, vi era un grande cartello,
lo lessero e di colpo si fermarono titubanti, quel cartello
portava scritto: "Achtung zona infetta da bande armate".
La
loro fermata fu inutile, vennero circondati; si
accese una fitta fucileria ed uno solo riuscì a
fuggire verso il luogo da dove era venuto.
Perdite nostre: due feriti non gravi.
Oramai eravamo senza munizioni, chi aveva un paio di
caricatori, chi un paio di bombe a mano, chi un
nastro per mitragliatrice; da tanto tempo gli
alleati avevano promesso lanci di munizioni senza
mai effettuarli.
Nel primo pomeriggio dello stesso giorno
individuammo una lunga colonna di automezzi nazisti
e fascisti sulla stessa strada del mattino; scattò
l'allarme, ognuno aveva una postazione predestinata.
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Partigiani all'attacco |
Prima di
arrivare al paese vi era una curva che poi a cono e scoperta
s'alzava su fino alla cima del monte.
Noi difendevamo il fianco sinistro, ossia quel cono che, una
volta individuato il combattimento, divenne relativamente
facile: infatti al nemico non era possibile salire poichè le
nostre brevi raffiche erano micidiali.
Il gruppo era formato da:
Nicoli Enrico, in qualità di caposquadra, Títo (Serrazanetti
Alessandro), Forni Dario, io ed altri quattro compagni.
L'armamento consisteva in una mitragliatrice dotata di un
solo nastro di munizioni, cinque fucili 38, più tre
mitragliette step.
Gli attaccanti passarono oltre, attaccarono dal centro del
paese e dalla parte opposta ove non c'era il bosco.
Si combattè un paio d'ore, a causa della mancanza di
munizioni, le zone attaccate dovettero retrocedere.
Venne allora l'ordine di ritirata generale, passando in
mezzo agli alberi al coperto, in quanto i tedeschi, appena
intravedevano qualcosa, vi scaricavano decine di colpi di
mortaio.
Noi, per arrivare al bosco, dovevamo percorrere un sentiero
che giungeva fino ad una casa, ma poi un muro c'impediva di
continuare.
C'incamminammo distanziati, davanti quelli che portavano i
mitra e le bombe a mano, l'aiutante mitragliere con l'arma
sulle spalle e il mitragliere stesso, pronto a sparare, il
nastro penzoloni che oscillava camminando. Arrivammo
all'abitazione, nel cortile tre tedeschi ci guardarono
esterrefatti, in casa si sentiva vociare, ovviamente erano
in tanti.
Noi proseguimmo senza parlare, loro non dissero nulla, ci
guardavamo solo, pronti a far fuoco.
Un salto e saremmo stati nel bosco; salimmo di corsa fra la
macchia, le spalle erano al sicuro, avevamo dietro tanti
alberi.
Pochi secondi, poi esplose una gran quantità di colpi di
mortaio, ma sparati a casaccio, ci fu un baccano d'inferno,
ma nessun danno.
Ricominciò la marcia di spostamento, massacrante,
interminabile e, siccome ormai eravamo in autunno, faceva
freddo, diversi partigiani, io compreso, eravamo in
canottiera e calzoni corti.
La marcia era pesante anche perchè pioveva, ci si riparava
con un panno militare preso ai tedeschi, ma presto anche
questo s'inzuppò d'acqua.
Arrivammo alla Riva, quella cresta montuosa che dal Cimone
scende fino a Rocca Corneta; nevicava, così scendemmo al
Dardagna che, data la pioggia, era ormai un fiume vero, ci
aggrappammo l'un l'altro facendo una catena per resistere
alla corrente, attraversammo il corso d'acqua, risalimmo
l'altro versante, cercando qualche riparo.
Il primo rifugio che trovammo fu il Santuario della Madonna
dell'Acero, entrammo, ci spogliammo di quel poco che si
aveva, strizzammo i panni, ci si asciugava con quel che si
trovava, perfino tovaglie e paramenti sacri.
Al centro accendemmo un fuoco per asciugarci, oltre alla
legna esterna si usò anche qualche panca.
Qualcuno poi parlò di vandali, pochi per la verità. Ma fu
una necessità.
Io presi una pleurite bilaterale, pur essendomi asciugato.
Rimanemmo solo una notte, il mattino in marcia, per portarci
sull'altro versante ad occupare Pianaccio, Monte Acuto e
Castelluccio.
Allora non vi era nessun passaggio o mulattiera o sentiero
praticabile nei pressi di Madonna dell'Acero; solo un bosco
impenetrabile. Dovemmo scendere per la strada fino oltre Cà
di Berna, ove sapevamo esistere una mulattiera che avrebbe
fatto al caso nostro.
A
Cà di Berna ci aspettava un fatto orribile.
Questa borgata era formata da una ventina di case in
sassi, come tutte in montagna. Dall'altro versante
(cioè dalla Riva) si era sentito un colpo di fucile
che non si sapeva a chi fosse indirizzato, poichè
nessun tedesco fu colpito.
Era partito dalle SS.?
Immediatamente i tedeschi pensarono ad un attentato,
quindi circondarono quel gruppo di case, costrinsero
ad uscire gli abitanti (di uomini ce n'erano solo
due), radunarono insieme le ragazze di quindici -
sedici anni, i bambini e gli anziani
ultrasessantenni e ne fecero un massacro (ventisette
morti). |
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Strage fascista di
innocenti |
Dalle
stalle fecero uscire tutte le bestie: mucche,
somari, pecore e fucilarono anche quelli, poi
appiccarono il fuoco alle case.
Ci fermammo un momento per guardare l'orrendo
spettacolo, i cadaveri delle persone erano stati
portati via, ma gli animali giacevano ancora là fra
le macerie, gonfi ed anneriti dal rogo.
Non è difficile immaginare che cosa si provi a
vedere tali spettacoli. Questi tedeschi erano quelli
con i quali c'eravamo alleati per portare la
civiltà!
Prendemmo la mulattiera, incominciammo a salire,
arrivammo al lago, scendemmo verso Pianaccio,
l'attraversammo e continuammo la marcia verso Monte
Acuto e Castelluccio. Si saliva in fila indiana con
passo lento, ogni tanto si trovava qualche
abitazione ed arrivammo ad una casa ove sulla porta
stava una donna, non più giovane che si passava un
fazzoletto sugli occhi piangenti.
Mi fece un cenno, mi fermai, dietro di me la
colonna si fermò.
Io la guardai, non la conoscevo.
- Forse mi scambia per un altro - pensai.
Ella mi venne incontro, mi abbracciò e, fra
i singhiozzi, mi raccontò che i nazifascisti
la settimana prima le avevano fucilato il
suo unico figlio diciottenne.
Teneva in mano un paio di calze, fatte da
lei per il figlio e, siccome io ero senza,
mi pregò di prenderle e di metterle.
Il che io feci.
Risposi al suo abbraccio, dicendo:
- Grazie mamma! - |
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La brigata nera porta un
giovane alla fucilazione |
Mi
venne un nodo alla gola, non seppi pronunciare altra
parola; ma che cosa potevo dire?
M'incamminai, dietro di me la colonna si mosse,
allungando il passo per raggiungere quelli che ci
precedevano.
La marcia proseguì faticosamente fino a Castelluccio,
dopodichè ogni formazione ebbe la sua destinazione
nei punti strategici.
Il gruppo di cui facevo parte fu assegnato ad una
masseria a mezza costa di Monte Acuto.
Fu in quel periodo che nella nostra formazione era
venuto a mancare il comandante, un capogruppo e
l'intendente. D'accordo con il comando generale
furono fatte nell'interno della compagnia le
elezioni in base all'attività, al comportamento che
ognuno aveva tenuto per il passato. Capogruppo fu
eletto uno di Pavullo , ragazzo da affidamento,
intendente (Maresciallo) fu nominato Forni Dario
persicetano dell'Accatà e comandante fui eletto io.
Tutti all'unanimità.
Da
poco ero comandante della formazione Morselli,
composta da una trentina di partigiani delle brigate
Garibaldi, alle dirette dipendenze del generale
partigiano Armando, incominciai a stringere amiciza
con esponenti di altri gruppi, operanti assieme a
noi: "Giustizia e libertà", "Matteotti", "Fiamme
verdi".
Un giorno venne da me un partigiano di questi, al
quale ci consideravamo particolarmente legati da
amicizia, anche se poi a guerra finita non l'ho più
rivisto.
- Avrei bisogno di un piacere - mi disse - Ho con me
mio figlio, ha sedici anni ed è figlio unico, tu
capisci che se capitasse un momento difficile per
me, lui rischierebbe anche un'azione disperata e
così sarebbe anche da parte mia. Se si trovasse
senza via d'uscita per sè, saremmo tutti e due a
seguire la stessa sorte. Il favore che ti chiedo è
quello di prenderlo con te, la guerra è guerra, ma
almeno che quando sarà finita, uno possa tornare a
casa. -
Lo avrei preso se proprio lo desiderava, ma doveva
rendersi conto che la barca era la stessa e che non
potevo assumermi la responsabilità eventualmente di
agevolarlo rispetto agli altri. Mi ringraziò,
salutandomi con una stretta di mano e tornò alla sua
formazione.
Il nome del figlio era Nano che nel loro gergo
significa ragazzo.
A casa ritornarono entrambi.
C'insediammo quindi in quella masseria dalla quale
si dominava Lizzano e tutta la strada sottostante.
Quel luogo non l'abbiamo più abbandonato. Il nostro
accampamento era chiamato allora Ca' di Falchi, come
la località omonima, se esiste ancora. |
Un
giorno venne da me Nicoli dicendomi:
- Sai che a Monte Acuto vi è un parroco persicetano?
Se vieni andiamo a trovarlo, in quanto io lo conosco
molto bene. -
Partimmo da Ca' di Falchi ed in breve fummo a Monte
Acuto. Nicoli mi presentò al prete, poichè io non lo
conoscevo. Egli fu molto cordiale, avrebbe voluto
offrirci qualcosa, ma anche lui era nelle nostre
povere condizioni. Si raccomandò solo che noi
restassimo, che non si abbandonasse la zona,
altrimenti i tedeschi avrebbero poi bruciato tutto.
Noi lo rassicurammo, avremmo fatto tutto il
possibile, e così ci salutammo facendoci gli auguri
per l'avvenire. |
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Il prete ed i partigiani |
Quando
i tedeschi si resero conto della nostra presenza e
pure della consistenza numerica, a Lizzano sembrava
avessero perso la testa: era tutto un correre e
rincorrersi. Poi dalla strada sottostante il paese,
piazzarono alcuni cannoni e mortai, aprendo verso di
noi un fuoco infernale.
Tutti ci appostammo per aspettare l'attacco della
fanteria che di solito avviene alla fine del
cannoneggiamento.
Aspettammo invano nel bosco, non si arrischiarono,
ben sapendo che quello era il nostro elemento
naturale.
Visto che i tedeschi non si decidevano, alcuni
giorni dopo, di buon mattino, il comando diede
ordine alla mia formazione, unitamente ad un'altra,
di passare all'attacco e, se possibile, occupare
Lizzano.
Noi comandanti delle due formazioni, l'altra era "Il
Bersagliere", dopo una manovra di avvicinamento,
decidemmo l'attacco. |
Il
Bersagliere portò i suoi uomini sotto il paese e,
schierati, piano piano, avanzarono verso l'abitato,
cercando ripari, procedendo quindi a balzi e
rispondendo al fuoco nemico, si portarono alle prime
case del paese.
Schierai i compagni a monte del paese ed in
formazione sparsa, sempre rispondendo al fuoco
nemico, arrivammo alla fine dell'abitato, che quindi
si trovava tutto circondato.
I tedeschi si portarono a gruppi verso l'uscita per
ritirarsi in direzione Vidiciatico, ma ormai li
aspettavamo ed attaccammo quelli che si trovavano
più avanzati; fu per loro una disfatta. |
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Partigiani in azione |
Soltanto alcuni riuscirono a fuggire per un viottolo
fiancheggiante il cimitero, noi non lo conoscevamo.
Iniziò poi il rastrellamento per gli isolati e si
protrasse fino a sera.
Fu così che, ormai padroni della situazione, nel
cercare nazisti scoprimmo un allevamento di trote,
prosciugammo le vasche in cemento e portammo i pesci
al comando.
Quella sera tutti cenarono con trote, altro che
farina di castagne!
Passarono alcuni giorni, poi il comando generale
dette ordine ad altre due formazioni di attaccare
Vidiciatico.
La mia compagnia questa volta era di riserva per
portarsi, se fosse stato necessario, là dove sarebbe
stata la lotta più dura.
I comandanti attaccati avevano carta bianca nel modo
di condurre il combattimento, come del resto era
consuetudine. Irruppero a valanga nell'abitato,
sparando in maniera infernale.
I nazisti, impressionati, si diedero a precipitosa
fuga, qualcuno cadde, ma furono tutti così veloci,
che non si riuscì a fare neanche un prigioniero.
Ci attestammo alla Ca' e con una serie di postazioni
si arrivò alla Querciola. |
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